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L’ASSAP si è costituita nel giugno 1982 in Ponte Taro (Parma) con la partecipazione di quasi la metà dei produttori allora presenti sul mercato italiano per il preciso fine di creare cultura ed arricchire il prestigio del solaio alveolare precompresso.

Appena costituita, l’ ASSAP si è avvalsa della consulenza del prof. Franco Levi del Politecnico di Torino, il quale ha rafforzato con solide basi scientifiche le innovative tecniche progettuali e applicative che alcuni proponenti avevano già sviluppato per conto proprio.

Dall’82 all’86 il laboratorio prove del Politecnico Di Torino diretto dal prof. Pier Giorgio Debernardi si dedicò al controllo sperimentale del vincolo di continuità che si instaura fra solai alveolari su più appoggi mediante armatura lenta, resistente a momento negativo, inserita in opera nelle testate delle lastre appositamente predisposte.
II secondo impegno fu lo studio del modello meccanico che giustificasse l’inatteso comportamento sperimentale del nodo di continuità fra lastre alveolari in fase fessurativa. In effetti, raggiunti e superati sperimentalmente in laboratorio i momenti di fessurazione positivi e negativi, si notò che queste fenditure non si collegavano mai l’una all’altra, e per questo motivo non determinavano alcun collasso strutturale.
La causa della separazione delle fessure sta nella presenza delle bielle di calcestruzzo compresso che si instaurano alle estremità del sistema arco-tirante e impediscono il loro congiungimento. In tal modo viene impedito il collasso in fase fessurativa.

Grazie a questa rassicurante diagnosi scientifica il Prof. Levi aprì al solaio alveolare in continuità le porte della Normativa Italiana e più tardi, di quella Europea.

Fra le numerose innovazioni applicative introdotte dall’ASSAP c’era anche il collegamento in luce netta fra solai alveolari e travi portanti gettate in opera.
Entro quali termini possono essere garantiti questi collegamenti in assenza di appoggio?

Su questo nuovo fronte di ricerca si è mosso ancora il laboratorio prove del Politecnico di Torino costruendo modelli di travi, sia ribassate che in spessore di solaio, gettate in opera, con ali laterali costituite da lastre alveolari collegate fra loro in continuità ma non appoggiate sulla trave stessa. L’esito delle prove ha confermato la validità dell’idea progettuale pur con i limiti e le cautele dettate dal Prof. Levi.

L’ultima ricerca sulle tensioni di “spalling” occupò ben tre anni di lavoro. Se nelle normali travi precompresse le tensioni nelle nervature di testata vengono assorbite dalla specifica staffatura, nelle lastre alveolari esse devono essere contrastate dalla resistenza a trazione del solo calcestruzzo.
Le tensioni di “spalling” devono essere inoltre particolarmente contenute se il solaio alveolare viene inserito in luce netta fra strutture portanti gettate in opera.

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